Dopo le parole al miele spese per lui da Thiago Motta sembra che Victor Kristiansen abbia definitivamente frantumato quella barriera di timidezza calcistica che per un primo periodo aveva condizionato le sue prestazioni, squarciando quel velo di insicurezza che lo spingeva troppo spesso a limitarsi alla giocata conservativa.
Ora il danese, forte della totale fiducia del suo allenatore e di tutto l’ambiente, sembra aver acquisito piena consapevolezza dei suoi mezzi: con il solito fare apparentemente dimesso, governa con autorità e diligenza la corsia mancina, dimostrandosi inoltre un fattore in fase di impostazione e di rifinitura: contro la Lazio 0 dribbling subiti (nonostante il diretto avversario fosse il pimpante connazionale Isaksen), 4 contrasti vinti, 98% di precisione passaggi (48/49) e 2 key pass. Dati che ne certificano la meticolosa applicazione in fase di non possesso, l’intelligenza tattica e le qualità di visione offensiva, forte di un mancino sensibile capace di inventare.
L’azione del gol del definitivo 1-2, su cui mette la firma con un assist decisivo (il terzo stagionale), è il manifesto del trionfo del gioco corale del Bologna: nonostante Zirkzee non guardi mai dal suo lato, Kristiansen si getta ugualmente in sovrapposizione sulla corsia di competenza e viene imbeccato con un filtrante no-look visionario dall’olandese, con il quale, con un cross perfetto di prima intenzione, chiude una splendida triangolazione profonda che vale i 3 punti.
Considerando l’obiettivo europeo ormai tutt’altro che un’utopia, la centralità assunta da Kristiansen nei meccanismi di Thiago Motta, la professionalità e affidabilità del danese, la domanda è secca: il Bologna dovrebbe esercitare il diritto di riscatto per il classe ‘02, fissato dal Leicester a 15 milioni?