EDITORIALE

Come la Juventus ha difeso su Kvaratskhelia e Osimhen

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Al 27′ del primo tempo Bremer legge meglio di Osimhen un rilancio di Meret e lo anticipa con la coscia a centrocampo. Il pallone gli rimane tra i piedi e, quasi senza pensarci, il difensore della Juventus scarica in verticale per Vlahovic sulla trequarti per poi lanciarsi nello spazio alle spalle del suo compagno. Non è un momento particolarmente nevrotico della partita, ma le due squadre si ritrovano spezzate: la Juventus attacca con sette uomini, il Napoli si difende con sei. Vlahovic allarga a sinistra per Kostic, che controlla e crossa. Il pallone viene respinto di testa da Rrahmani e ripulito da un tocco di Di Lorenzo, che lo fa arrivare a Zielinski. Il centrocampista, chissà come, ha già visto davanti a sé e di prima, con un piattone scolastico ma preciso, verticalizza subito verso Osimhen, che per un gioco di domino è rimasto solo nella metà campo della Juventus con Gatti.

 

Il centravanti nigeriano ha un discreto controllo col petto verso l’esterno, per impedire l’anticipo all’avversario, ma è col primo tocco che risolve il duello, allungandosela col controbalzo e prendendosi un po’ di spazio da Gatti. Quando è di nuovo sul pallone ha già capito: al centro c’è il suo compagno d’avventure Kvaratskhelia che sta correndo da solo verso l’area di rigore. Il suo passaggio radente è perfetto, forse anche troppo, visto che il georgiano ha il tempo di cambiare idea su quello che vuole fare. Un’indecisione quasi impercettibile che però gli costa caro: lo stop è con l’esterno destro non è perfetto e a quel punto Szczesny è già uscito al meglio possibile, costringendolo ad affrettare e alzare il tiro, che finisce alto sopra la traversa.

 

Senza mettersi a dividere tra meriti del portiere e demeriti dell’attaccante, questa è stata l’unica occasione in cui la Juventus ha concesso un po’ di luce a Kvaratskhelia e Osimhen, due dei talenti offensivi più incontenibili della Serie A, che l’anno scorso al Maradona avevano distrutto i bianconeri come raramente nella loro storia. Non è una novità: la Juventus di questa stagione sembra aver trovato un sistema difensivo incredibilmente efficiente e la partita di ieri ne è stata la conferma.

 

Il modo in cui – di squadra e con le prestazioni dei singoli – ieri sera la Juventus è stata in grado di limitare Kvaratskhelia e Osimhen è indicativo della stagione che vivono le due squadre: da una parte una Juventus capace di essere compatta e ordinata, dall’altra un Napoli che ha smarrito molte delle certezze tecniche e tattiche che aveva solo un anno fa.

Prendiamo un’altra azione, al 32′, ma potrebbe essere quella al decimo, al 24′, al 33′ e così via. Il Napoli costruisce a destra – lo farà per tutta la partita – e poi Di Lorenzo serve Natan con un preciso cambio di gioco. Il brasiliano è adattato in quella posizione a causa delle assenze di Mario Rui e Olivera, ma il contesto non lo ha aiutato. Ogni volta che riceveva aveva metri di spazio davanti a sé, ma nessuno compagno vicino, se non Kvaratskhelia, dritto davanti a lui. In questa particolare occasione, avrebbe anche avuto il tempo per servire il movimento del compagno alle spalle di Cambiaso, ma non se l’è sentita, anche perché non è il suo pane quotidiano.

 

Il risultato è stato che il georgiano è dovuto tornare indietro, ricevere spalle alla porta, attaccato alla linea laterale, con la pressione di Cambiaso. Come si possono creare pericoli da questa situazione di gioco?

 

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Cambiaso è stato un’ombra per il georgiano, coprendo ogni sua possibile ricezione che non fosse all’indietro, accettando anche l’uno contro uno, usando le mani, commettendo qualche fallo, prendendosi dei rischi, consapevole di avere copertura alle spalle. La difesa della Juventus si è mossa a fisarmonica: se Cambiaso non aveva il raddoppio da McKennie, perché magari era salito a difendere su Natan, era Gatti a uscire alla sua destra e aiutarlo, con Danilo che invece stringeva al centro per non lasciare Bremer da solo contro Osimhen.

 

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Se invece c’era McKennie, allora si poteva difendere in tre su Osimhen. 

 

Il Napoli è caduto in questa trappola, accettando di assecondare le scalate della Juventus con un possesso palla massiccio ma sterile (72.4%). Anche una statistica teoricamente positiva, come il 96% di passaggi riusciti da Kvaratskhelia è in realtà una spia delle difficoltà incontrate nel creare pericoli. Se il georgiano non si prende rischi, non riceve negli ultimi metri con la possibilità di crossare o comunque tentare la giocata risolutiva, diventa un giocatore normale che fa giocate normali.

 

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La pass map (Statsbomb) del Napoli spiega meglio di ogni cosa la mancanza di pericolosità del possesso del Napoli e di quanto basso riceveva Kvara.

 

Ieri ha ricevuto troppe volte spalle alla porta a centrocampo, senza compagni vicini se non Natan (che avrebbe voluto essere da tutt’altra parte) e con sempre un avversario pronto a contenerlo. La prima accelerazione fatta guardando la porta è arrivata al 60esimo. In quell’occasione è stato prima rallentato da una scivolata disperata di Locatelli, poi triplicato e costretto a tornare indietro. Tre dei cinque dribbling riusciti a Kvaratskhelia sono arrivati negli ultimi 5 minuti , quando la Juventus si è abbassata ulteriormente (ed è anche curioso che nel momento in cui sembrava essersi acceso, Mazzarri lo ha cambiato per intasare ancora di più l’area di rigore con un attaccante).

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