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Il Calciatore di settembre 2021: Victor Osimhen

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Qual è la cosa che ogni tifoso chiede al centravanti della propria squadra? Di fare gol, certo. Ma, più in profondità, cosa vuole dal suo numero nove? Qual è la cosa che accomuna ogni vero centravanti, dalla prima categoria alla Serie A, che stia giocando un torneo over quaranta o una Champions League? Qual è il fuoco sacro che anima – o dovrebbe animare – i numeri nove più autentici, indipendentemente dal loro stile di gioco, che siano dribblomani capaci di prendere palla a centrocampo e saltare uno a uno gli avversari che li separano dalla porta, o che siano disposti a passare tra le fiamme per arrivare primi su una palla lunga che scavalca la difesa? Qualunque cosa sia – chiamatela determinazione, ossessione, fame di gol – Victor Osimhen ce l’ha e il suo inizio di stagione 2020-21 è una dimostrazione pratica di come questa qualità astratta possa applicarsi al calcio d’élite.

A dire la verità sembrava fosse cominciata nel solco di quella passata (in cui tra infortuni di vario genere non ha quasi mai giocato con continuità), con l’espulsione alla prima giornata, contro il Venezia, che ha costretto il Napoli a fare ricorso per farlo essere in campo contro la Juventus. In quella vittoria in rimonta lui non ha segnato, ma si è sbloccato pochi giorni dopo, all’esordio in un Europa League contro il Leicester, e da quel momento non si è più fermato. A settembre ha segnato sette gol in sei partite e, prima della partita con la Fiorentina – settima vittoria consecutiva del Napoli di Spalletti – aveva segnato consecutivamente in cinque partite tra campionato e coppa: risultati che gli sono valsi il premio di Miglior Giocatore AIC del mese di settembre. Forse, dato che si tratta del primo assegnato in questa stagione, è bene ricordare come funziona: la redazione di UU sceglie 4 giocatori, che poi verranno votati dai loro colleghi calciatori professionisti su richiesta dell’AIC. A settembre, oltre a lui, c’erano altri giocatori decisivi nel buon inizio delle loro squadre: Barella, Brahim Diaz e Bonaventura; ma Osimhen ha preso più del 50% del totale dei voti.

Contro Chiellini e Bonucci, Osimhen ha cominciato a scaldarsi, chiamando la profondità un migliaio di volte e ingaggiando tutti i duelli aerei che poteva. Non ha avuto grandi occasioni, anche per colpa della sua imprecisione, ma la sua straordinaria capacità di girarsi in qualsiasi situazione e puntare la porta avversaria ha comunque creato un paio di pericoli.

Un esempio dal secondo tempo: una palla alzata sul centro sinistra, Chiellini gli salta sopra tenendolo inchiodato a terra, la palla colpita di testa dal difensore juventino si allontana da Osimhen, che comunque arriva sulla palla prima di De Sciglio e con il corpo già ruotato di 90° si sposta la palla di lato, poi senza soluzione di continuità tampona De Sciglio e si lancia in verticale. A quel punto può puntare Chiellini, che è tutto tranne che ingenuo e scivola all’indietro senza concedergli la possibilità di allungarsi la palla in profondità: Osimhen porta palla, la palla gli si alza stranamente e lui rallenta, alza la testa e la passa Insigne al centro, Insigne vede arrivare Mario Rui da dietro e con un bel filtrante lo manda al tiro dal limite dell’area.

Ma ancora all’87esimo, con il punteggio già sul 2-1, Osimhen ruba palla a Bernardeschi all’altezza del calcio d’angolo (Bernardeschi aveva battuto sul primo palo e Osimhen aveva spazzato male), poi ha seguito il contropiede, portato avanti da Lozano, ed è arrivato in area. Fabian lo serve rasoterra da sinistra ma Osimhen sbaglia il controllo, aprendo troppo il piatto, e quando calcia è fuori equilibrio, ne esce un tiro ancora svirgolato che non colpisce neanche la porta.

Il fatto è che Victor Osimhen non ha bisogno di essere preciso per essere comunque immarcabile. Costringe i difensori a una serie di duelli fisici con una continuità logorante. Contro il Leicester, già alla mezz’ora del primo tempo – prima, cioè, di segnare il gol del momentaneo 1-2, e poi quello del 2-2 – aveva vinto un duello con il centrale di sinistra avversario, Verstergaard, quasi sulla linea di fondo (proteggendo e allungandosi di testa una palla alta e profonda di Anguissa), mandando poi al tiro Zielinski da dopo il dischetto del rigore, e solo un miracolo di Castagne ha impedito il gol.

Il gol con cui il Napoli ha accorciato le distanze, poi, è un manifesto della capacità di Osimhen di trasformare il caos di una palla contesa, di un duello fisico senza spazio per giocate particolarmente raffinate, in oro puro. Prima vince un duello su una palla alta di Insigne al limite dell’area: Osimhen mette giù e ripulisce l’azione sulla trequarti; poi assiste a uno scambio tutto di prima tra Insigne, Elmas e Fabian, poi quando la palla gli arriva a mezza altezza prova forse a chiudere il triangolo con Insigne, di piatto destro, ma quando si accorge che la palla è corta impreca, e poi brucia nuovamente Verstergaard sullo scontro fisico, in velocità ma anche con la forza necessaria per resistere alla carica. Tanto è sporca la sua rifinitura – voleva lanciare se stesso in profondità? Può anche darsi – tanto è pulito il pallonetto con cui scavalca Schmeichel a pochi metri dalla porta.

Il suo secondo gol, a tre minuti della fine dei tempi regolamentari, contro tutto lo stadio, con un colpo di testa statuario – lui è alto un metro e novanta, ma la palla dopo aver saltato ben oltre i due metri – è semplicemente perfetto: la palla colpita con la fronte piena e spedita, come se le avesse dato una manata, sul secondo palo.

Pochissimi in Serie A e in Europa League possono difendere la mescola di velocità e potenza di Osimhen. Il Napoli se ne avvantaggia anche quando non tocca palla ma si limita ad allungare le difese chiamando la palla in profondità. I suoi movimenti tra difensore centrale e terzino, o tra i due centrali, sono eseguiti con una tale continuità e una tale intensità che a un certo punto per forza di cose anche ai difensori migliori capita di lasciargli un po’ di spazio. E un po’ di spazio, contro un giocatore come Osimhen, è comunque troppo spazio.

Se ne deve essere accorto, tra gli altri, Martinez Quarta, che su una palla lunga di Fabian Ruiz lascia che Osimhen ci arrivi da solo sulla fascia sinistra, ritrovandoselo poi pochi secondi dopo in area di rigore, dove lo ha messo giù procurando il rigore del momentaneo 1-1. La corsa di Osimhen è caotica ma asseconda i rimbalzi della palla che, in un modo o in un altro, riesce a condurre ad altissime velocità. Se quello che vogliono i tifosi, tutti i tifosi, è che il loro centravanti sia un treno in corsa, be’ nessuno in Serie A va più vicino di lui ad incarnare questo ideale.

Nel gioco spalle alla porta se deve controllare staticamente non ha problemi, dato che il difensore dietro non riesce a spostarlo neanche di un millimetro, ma quando deve giocare di prima o portare palla in spazi più stretti può perdere il controllo della palla anche senza che il difensore faccia niente. Diciamo che non ha il tocco più sensibile o delicato del campionato e questo incide anche sotto porta, dove ci sono occasioni che può imparare a non fallire, magari più semplici di quelle che poi trasforma in gol (tutto sommato la sua capacità di finalizzare è comunque di alto livello: i suoi tiri, quando arrivano in porta, ci arrivano forti e angolati, anche quando deve coordinarsi in maniera complicata o addirittura in acrobazia).

L’impressione è che possa fare ancora di più, non solo perché lui può fare meglio da un punto di vista tecnico ma anche giocando con continuità i suoi compagni lo conosceranno sempre meglio e impareranno a fidarsi maggiormente di lui. Ci sono occasioni in cui Osimhen batte nettamente i marcatori sul primo palo ma la palla non gli viene crossata, oppure in cui corre tra i centrali ma anziché servirlo in profondità i compagni giocano una palla più sicura verso l’esterno (preferendo cercarlo magari poco dopo con un cross alto). Niente di male, ma chissà cosa succede quando inizieranno a rifornirlo di un numero di palloni ancora maggiore. Al momento, per capirci, è comunque il giocatore del campionato a generare più Expected Goals su azione (secondo a Lautaro Martinez nel computo complessivo che comprende anche quelli prodotti su calcio piazzato) ed è, insieme a Lorenzo Insigne, il giocatore del Napoli a guadagnare più metri in avanti portando palla.

Già oggi, però, Victor Osimhen fa la differenza in Serie A grazie a quel desiderio, quella fame, quella rabbia, che sembra spingerlo, soffiargli da dietro come un vento sempre a favore. Ogni sua azione è un farsi strada, un resistere alla pressione. Qui ci sono io e nessuno mi può spostare. La speranza, per Osimhen, è che possa continuare a lungo su questi livelli.

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