Tornano quindi in auge i soliti nomi sondati per sostituire Stefano Pioli, nella paradossale situazione di dover terminare la stagione consapevole di un esonero incombente. Galtier, Gallardo, Fonseca, non sono questi i nomi di chi potrebbe rilanciare l’entusiasmo e rispettare le ambizioni del popolo rossonero. Due sole le alternative accettabili: Antonio Conte – il cui stipendio, tuttavia, è fuori dai parametri del club – e Roberto De Zerbi – decisamente più abbordabile, nonostante una clausola da quasi 15 milioni.
De Zerbi, quindi, diventa il primo candidato per la panchina del Milan. Per progettualità, professionalità, unità d’intenti. Un allenatore giovane (quarantacinque anni a giugno) che conosce il campionato italiano, capace di portare il Sassuolo a un soffio dall’Europa (fu la differenza reti a mandare la Roma in Conference nel 2021) applicando con continuità principi di gioco influenti e rivoluzionari per la Serie A. Principi esportati poi all’estero, a Donetsk e a Brighton, dov’è già considerato il miglior allenatore della storia dei Seagulls.
Un allenatore che conosce il Milan stesso, perché nelle giovanili rossonere ha cominciato la sua carriera senza però esser mai riuscito a timbrare una presenza ufficiale in prima squadra. E nonostante De Zerbi si sia dichiarato concentrato sul Brighton («Ho un contratto con il club e amo i miei giocatori») non ha nemmeno mai nascosto la propria riconoscenza verso la società milanese. L’occasione è ghiotta, considerando anche il periodo negativo dei Seagulls, scivolati al dodicesimo posto in Premier League.
Si palesa così l’opportunità di premiare finalmente la dedizione del tecnico bresciano affidandogli un top club dove mettere in pratica concetti che, ad oggi, hanno trovato soltanto parziale esecuzione. Questo perché – importante promemoria – un allenatore, per quanto talentuoso, misura il suo successo in relazione alla qualità dei suoi calciatori. RDZ ha stregato l’Inghilterra portando il Brighton in Europa League perché lo ha fatto valorizzando la rosa a disposizione, dopo aver perso importanti asset come Cucurella e Trossard.
A Milano troverebbe una rosa già pronta per il 4-2-3-1 composta da calciatori qualitativamente superiori a quelli finora allenati e già predisposti al pressing uomo-su-uomo che guida i principi difensivi dezerbiani, già cavallo di battaglia del Milan Campione d’Italia 21/22. Ma il vero turning point consisterebbe nel rendere nuovamente i rossoneri protagonisti del gioco attraverso l’insistenza sul possesso palla, l’occupazione razionale e mnemonica del campo, la gestione dei ritmi della partita.
È uno stile di gioco confacente ai protagonisti dell’undici rossonero, a cominciare da Maignan, abile coi piedi e abbastanza confidente da attirare volontariamente la pressione avversaria per creare spazi tra le linee e creare occasioni di qualità: nella Premier 22/23, il Brighton ha effettuato più tiri di tutte le altre squadre (607), ottenendo il secondo più alto rapporto di xG/shot (0.12). Non è difficile immaginare di poter raggiungere (o superare) gli stessi numeri con Theo, Leão, Pulisic… Ma i tifosi saranno d’accordo?